Le 4 modalità di Vigilanza
(Bounded Vigilance Model)
uno strumento recente a supporto della VALUTAZIONE DEL RISCHIO VALANGHE
©Avalco Travel 2022
Nel 2020 ha preso diffusione in Francia il metodo delle “4 modalità di Vigilanza”, come nuovo strumento di supporto alla valutazione del rischio valanghe. Esso trae origine dagli studi di McCammon (2006) ed è stato poi elaborato da Alain Duclos, specialista di neve e valanghe, e promosso dalla associazione ANENA (Association Nationale pour l’Etude de la Neige et des Avalanches) e dal SNGM (Syndacat Nationale des Guides de Montagne).
A chi già si domanda se è il caso di prendere in considerazione l’ennesimo metodo, visto che “ce ne sono già troppi”, anticipiamo che questo (per le sue caratteristiche) non si sostituisce ad alcuno degli strumenti esistenti, ma si aggiunge come ulteriore approccio parallelo, di tipo attitudinale- comportamentale.
Quanto segue è il modello originale di Duclos con ampie modifiche e aggiunte derivanti dall’esperienza teorica e sul campo del nostro staff.
COME FUNZIONA ?
In fase di osservazione sul posto, si consiglia prima di tutto di valutare la situazione con il metodo Cristal. Si tratta in pratica di una check-list avente lo scopo di identificare alcuni possibili pericoli, per fare una preliminare valutazione dei rischi ed eventualmente prendere già una prima decisione go /no-go.
Sono indentificati 6 parametri e presentati in forma grafica con l’esagono come da figura.
(L’esagono è anche disponibile come cartoncino o adesivo – fonte: data.avalanche.org)
I 6 parametri sono i seguenti (iniziando da quello in basso a destra nell’esagono, e procedendo in senso antiorario).
Bollettino Valanghe
Il Bollettino, almeno quello disponibile per la regione alpina, fornisce il grado di pericolo (in una scala da 1 a 5), oltre che molti altri dati qualitativi utili per una valutazione d’insieme e anche dei parametri successivi (ovvio che NON si tratta di variabili indipendenti !).
Al limite, già solo il bollettino potrebbe chiudere ogni valutazione. Per esempio, se il grado di pericolo è 5, non si farà alcuna uscita; se è 4 si sceglierà un itinerario semplice, su pendii dolci ed in foresta, e solo con un team di esperti.
Inclinazione dei pendii
Si dovrebbe considerare il tratto più ripido dell’itinerario, su almeno 20-30 metri di dislivello. Già sappiamo che, se il bollettino dà grado di pericolo 3, ogni pendio oltre i 30° presenta una probabilità di distacco concreta, da valutare specialmente in presenza di altri parametri come il sovraccarico (quantità di neve, neve bagnata, numero di sciatori) e un eventuale strato debole.
Osservazione di valanghe recenti
Se rileviamo sul posto valanghe recenti (ultimi 2-3 giorni), questo è un chiaro segnale di allarme, poiché denota una instabilità evidente del manto nevoso. Solo un professionista esperto potrà valutare se un pendio “si è già completamente scaricato” dopo una valanga recente.
Strati deboli
La presenza di strati deboli può favorire lo scorrimento di uno strato di neve compatta, generando la classica e temuta valanga a lastroni (slab). Una valutazione precisa è possibile soltanto dall’esame stratigrafico condotto sul posto da un nivologo. Tuttavia, un professionista esperto non nivologo può valutare l’eventuale presenza di strati deboli se conosce l’evoluzione del manto nevoso localmente e se il bollettino gli fornisce alcune informazioni specifiche. Il non esperto difficilmente potrà fare queste valutazioni.
Temperatura
Un rapido aumento della temperatura dell’aria, così come una forte insolazione, possono appesantire la neve per la maggiore umidità del manto nevoso e favorire la creazione di uno strato debole.
Sovraccarico
Se il manto nevoso ha subito un sovraccarico, dovuto ad accumuli da vento o alla pioggia, ci saranno maggiori probabilità di distacchi, specialmente su pendii ripidi e in presenza di strati deboli.
Dalla check-list del metodo Cristal, se ben eseguita, avremo identificato i principali ed eventuali pericoli, e ci saremo fatti un’idea, il più possibile realistica, delle condizioni della montagna e dell’itinerario che intendiamo affrontare.
A questo punto si passa alla fase successiva, quella delle 4 modalità di Vigilanza.
Il principio è quello di adottare una modalità mentale e comportamentale consona con i pericoli presenti, secondo il criterio della “vigilanza”, ossia della attenzione ai pericoli stessi e su cosa decidere e come agire di conseguenza.
Il modello è illustrato dallo schema grafico seguente (fonte: ANENA):
Ma per il nostro studio, e anche nell’uso pratico, è meglio descrivere il modello sotto forma di tabella:
(copyright Avalco Travel 2022)
Con livello di rischio e di “vigilanza” crescente, si definiscono le 4 modalità:
> modalità 1: Rilassato
Non esistono pericoli identificati, perciò non c’è alcuna misura particolare di precauzione. Soltanto si deve restare pronti a qualsiasi cambiamento dei parametri. In questa fase si può muovere anche il principiante, senza la diretta supervisione di un esperto.
> modalità 2 Diffidente
Sono chiaramente identificati i pericoli e, in relazione a questi, si adottano le opportune misure, prevalentemente di prevenzione. Ricordiamo che il Rischio può essere espresso tramite un indice
R = p x D x E
Dove (p) è la probabilità dell’evento (ossia la probabilità che si produca il pericolo identificato), (D) è un indicatore della severità delle conseguenze ed (E) è l’esposizione al pericolo, ossia il tempo durante il quale l’evento (p) agisce con effetto (D).
Nella modalità “Diffidente” si interviene soprattutto su (p), con misure atte a ridurre (o eliminare) la probabilità dell’evento, oppure su (E).
Per esempio, in presenza di pericolo di distacco di una valanga a lastroni su un netto cambio di pendenza, si può scegliere di effettuare un percorso alternativo (eliminazione del pericolo), oppure di attraversare la zona a rischio con un maggiore distanziamento tra gli sciatori (riduzione del pericolo), o il più velocemente possibile (riduzione dell’ esposizione).
In questa modalità il principiante deve essere assistito dalla supervisione di un esperto.
> modalità 3 Allertato
Sono identificati chiaramente i pericoli, che però non possono essere gestiti soltanto con misure di prevenzione. Si riconosce la possibilità che l’evento si verifichi., perciò occorre mettere in atto anche misure di difesa per ridurre le conseguenze (D).
Per esempio, in caso di distacco di valanga sul percorso, si azionerà l’airbag per ridurre le conseguenze del travolgimento, oppure, in caso di travolgimento, il team utilizzerà ARTVA, sonda, e pala per l’estrazione dei travolti.
In questa modalità si muovono soltanto gli esperti, mantenendo un livello di guardia massimo. Non ci sono margini per eventuali errori. Nell’ambito di un gruppo, deve esserci la guida (o comunque il più esperto) che prende le decisioni e gestisce le azioni di tutti.
> modalità 4 Azzardato
In questa modalità non esiste alcuna misura efficace al fine di eliminare o ridurre i rischi, né in fase di prevenzione né in fase di difesa. Dunque, non essendoci alcun controllo possibile sui pericoli e le sue conseguenze, non è concepibile alcuna attività in questa modalità. No-go assoluto.
L’utilità pratica del metodo consiste nel prendere atto dei pericoli e delle possibili conseguenze, adottare un set mentale e un comportamento in linea con essi, e infine scegliere la migliore strategia per la mitigazione dei rischi.
Ad ogni step di modalità deve corrispondere uno stile di leadership e di presa delle decisioni.
Inoltre, anche la scelta dei componenti del team va di pari passo: nella modalità 2 ci potranno essere principianti, ma soltanto sotto la diretta supervisione del team leader. Nella modalità 3 non c’è spazio per i principianti, non si potrà fare scuola.; tutti i partecipanti dovranno avere un livello tecnico e di esperienza adeguato, e il team leader avrà soprattutto un ruolo di coordinamento.
Un punto fondamentale è il feedback. Il processo sopra descritto deve essere dinamico: nel corso dell’uscita, il team dovrà realizzare più volte una rivalutazione dei pericoli e quindi passare da una modalità di vigilanza ad un’altra, in entrambi i sensi. Passando dalla modalità 1 alla 3 la frequenza di questo feedback dovrà necessariamente aumentare.
(foto di: MountainZone)
NOSTRE CONSIDERAZIONI
Abbiamo studiato il modello delle 4 modalità di Vigilanza in via teorica, e anche provato sul campo con il nostro staff e collaboratori esterni (guide e istruttori) nel corso di due anni di scialpinismo.
Queste sono le nostre considerazioni.
- Il modello Cristal costituisce una check-list semplice e facile da memorizzare, grazie anche all’aiuto dell’icona grafica. Naturalmente non può essere esaustiva. Infatti, altri parametri dovranno essere considerati, in particolare le caratteristiche del terreno (pendio aperto, bosco, canale, seracchi o cornici sovrastanti, presenza o meno di isole di sicurezza, presenza di altri gruppi numerosi, ecc.), e il fattore “remotness” (conoscenza previa dell’itinerario, isolamento del posto, possibilità di comunicazione). Il fattore umano del livello tecnico ed esperienza dei partecipanti è preso in considerazione successivamente, nella scelta della modalità di vigilanza.
Per il resto, il modello Cristal, concettualmente simile al più diffuso OCM (Obvious Clues Method) o ALPTRUTH (Haegeli & McCammon, 2006) ha gli svantaggi tipici delle check-list, in particolare:
> non offre alcuna protezione contro i pericoli NON inclusi nella lista, anzi tende a farli dimenticare: avendo superato tutti i filtri, si instaura un falso senso di sicurezza che fa abbassare la guardia;
> considera i 6 parametri come variabili indipendenti, trascurandone perciò le correlazioni;
> non si tiene conto del carattere probabilistico delle variabili, perciò utilizzando il modello con approccio deterministico, esso costituisce un filtro che spesso porta a decisioni troppo conservative. - Il punto debole di tutto il processo sta proprio nel passaggio dalla identificazione dei pericoli con il modello Cristal alla scelta della modalità di vigilanza. L’applicazione del modello Cristal è del tutto qualitativa e soggettiva, perciò se ci sono stati errori o omissioni in questa fase, questi vanno a pregiudicare l’efficacia della fase successiva delle modalità di vigilanza, magari senza che il valutatore se ne renda conto.
Per esempio, se ci sono a livello di gruppo dei vizi di origine cognitiva (come le trappole euristiche), questi non potranno in alcun modo essere corretti o compensati successivamente. - Il metodo non ha alcuna pretesa di rigore scientifico. Può però tornare utile, in parallelo ad altri metodi più “precisi” nella valutazione dei rischi, specialmente per gli utenti di esperienza medio-alta e per il professionista (guida, istruttore) a scopo didattico.
Da notare che a volte il professionista esperto già adotta, in modo automatico e quasi inconscio, la “giusta” modalità di vigilanza. Tuttavia, disporre di uno strumento strutturato può aumentare la consapevolezza dei rischi presenti e aiutare nella scelta della strategia più opportuna per la mitigazione dei rischi. - Nelle ormai numerose presentazioni e pubblicazioni sul metodo, non si dà la dovuta rilevanza al feedback, ossia alla necessità di ripetere tutto il processo (dalla check-list Cristal alla scelta della modalità di vigilanza) con la opportuna frequenza. Questa rivalutazione è peraltro assolutamente necessaria ogni volta che si verificano variazioni nei parametri (per esempio: un repentino aumento della temperatura), oppure se vengono rilevati segnali di allarme (segnali di allarme = NUOVI pericoli), per esempio un “whoom” che denota la presenza di vuoti sotto il manto nevoso.
- Il metodo suggerisce una modalità comportamentale a fronte di rischi identifcati, tuttavia non tiene conto in alcun modo dei fattori umani (quali i bias cognitivi, trappole euristiche, errori di logica, psicologia e dinamiche di gruppo) che pure possono influenzare in maniera determinante la presa delle decisioni e le strategie di gestione dei rischi.
FONTI DI ANALISI E STUDIO
Sul metodo “4 modalità di Vigilanza”:
-> A.Duclos, “Ridurre l’esposizione al rischio di valanghe -4 modalità di Vigilanza”, rivista “Neve&Valanghe” – AINEVA, n° 94 /2020
-> consultare il sito data-avalache.org
Sul metodo OCM/ALPTRUTH (Obvious Clues Method):
-> I.McCammon & P.Haegeli, “Evaluation of a rule-based decision aid for recreational travelers in avalanche terrain”, ISSW 2006
Sugli strumenti YETI e SKITOURENGURU per la valutazione del rischio valanghe:
-> Yeti e Skitourenguru, analisi critica e test, Avalco Travel 2021)
Per imparare a consultare il bollettino valanghe:
-> Supporto interpretativo per il bollettino valanghe , SLF Davos, 2017
-> Il bollettino valanghe , AINEVA, 2019
Una template di riepilogo sulle buone regole da adottare:
-> Quadro sinottico per la valutazione del rischio valanghe, SLF Davos, 2018
Manuale pratico di nivologia e valanghe:
-> Valanghe, AINEVA, 2019
Un libro abbastanza completo e attuale sulle valanghe in generale:
-> P.Descamps-O.Moret, Valanghe, Versante Sud 2019
Una sintesi di alcuni aspetti importanti, spesso trascurati o del tutto sconosciuti:
-> Valanghe: 12 verità scomode
Per uno studio moderno e completo della GESTIONE DEL RISCHIO IN MONTAGNA:
-> testo –manuale didattico LIBERTA’ DI RISCHIARE, ediz. Versante Sud
Una breve introduzione al tema della GESTIONE DEL RISCHIO in montagna:
-> Gestione del Rischio 2.0
Per approfondimenti, case studies (analisi di incidenti) e aggiornamenti sul tema della GESTIONE DEL RISCHIO negli sport d’avventura in outdoor:
-> pagina facebook https://www.facebook.com/outdoorriskmanagement/
–> CLICCA QUI
per leggere nella sezione NEWS altri articoli sullo scialpinismo:
tecniche e materiali, medicina di montagna, report di viaggi, valanghe e sicurezza, consigli dei pro e info utili.