YETI e SKITOURENGURU
due nuovi strumenti a supporto della valutazione del pericolo valanghe
©Avalco Travel 2021
YETI
YETI è uno strumento online di aiuto nella valutazione del pericolo valanghe, da utilizzare nella fase di preparazione delle uscite di scialpinismo, nato nel 2018 in Francia dalla collaborazione tra IGN, ENSG, e Fondazione Petzl. Vi si accede dal sito https://www.camptocamp.org/yeti ed è gratuito.
Lo strumento è basato sul software Qgis della ENSG (Ecole Nationale des Sciences Géographiques) ; copre tutte le montagne in territorio francese.
COME FUNZIONA YETI ?
Dalla pagina del sito appare una mappa generale della Francia (il sistema consente di scegliere tra diversi tipi di mappa, tra cui IGN e OpenStreetMap). Occorre zoomare sulla zona di interesse (area max. di circa 10 x 10 km), inserire il grado di pericolo (due valori con separazione di quota) secondo il bollettino valanghe locale (compare anche un link allo stesso) e scegliere il proprio livello di conoscenza (principiante / elementare/ esperto). Il seguito dipende appunto dal livello impostato:
1) LIVELLO PRINCIPIANTE. Cliccando sul bottone “calcola il rischio”, compare la mappa con le zone di maggior pericolo marcate in colore. La risoluzione è di 25 m. A questo punto l’utente dovrebbe semplicemente scegliere un itinerario che eviti le zone in colore.
2) LIVELLO ELEMENTARE. Viene richiesto, come input ulteriore, di inserire gli orientamenti (N-E-S-W) dei pendii a maggiore rischio (secondo il bollettino): dopodichè, cliccando sul bottone, si ottiene la stessa mappa con zone a due colori: azzurro (zone del livello principiante) e blu (zone del livello elementare). L’utente dovrebbe scegliere un itinerario che eviti le zone blu.
3) LIVELLO ESPERTO. Viene richiesto, come input ancora ulteriore, di inserire il dato combinato di numero di persone nel gruppo e distanza tra gli sciatori; a questo punto, cliccando sul bottone, si ottiene la mappa con zone colorate (un solo colore) che rappresentano le zone a maggior rischio e possibilmente da evitare.
Viene poi fornito un indice di rischio generale su una scala da 1 a 16.
In caso di neve bagnata c’è una casella da spuntare, con il risultato di annullare qualsiasi influenza dell’orientamento dei pendii sulla valutazione del rischio.
Nel livello 1 non si tiene conto dell’orientamento dei pendii. E’ facile constatare che, a questo livello, c’è una copertura molto estesa delle zone da evitare, e ciò già con un grado di pericolo 2 del bollettino.
Nel livello 2 si tiene conto dell’orientamento dei pendii, essendo questo un parametro di input. Viene lasciata alla valutazione dell’utente se transitare nelle zone in azzurro, mentre quelle in blu sono sconsigliate.
Nel livello 3 entrano altri parametri relativi al gruppo, ma non l’orientamento dei pendii, valutazione questa che viene lasciata all’utente.
Tutto è spiegato in modo facile e didattico alla pagina https://www.camptocamp.org/yeti/faq .
Dopo la consultazione, c’è la possibilità di esportare la mappa (tramite l’account camptocamp) e aggiungervi informazioni quali tracce e report di incidenti.
Photo credit: EPLF
NOSTRE VALUTAZIONI SU YETI
L’idea alla base del progetto YETI è di superare il maggiore limite del bollettino valanghe tradizionale (ossia la valenza generale su un’ area troppo grande), offrendo una rappresentazione grafica piuttosto dettagliata del pericolo di valanga, direttamente sulla mappa dell’area di interesse.
Grazie all’interazione con i dati della mappatura IGN (quota, pendenza, orientamento, caratteristiche del terreno quali foresta o rocce), modificati poi con le eventuali riduzioni dovute a esperienza del gruppo, numero di persone e distanza tra gli sciatori, si arriva a stabilire quali zone sulla mappa sono a maggiore pericolo di valanghe.
Sarebbe utile avere lo strumento disponibile come app su smartphone, con la possibilità di importare la mappa Yeti come ulteriore livello di una mappa già utilizzata sullo smartphone per la navigazione. In tal modo risulterebbe immediato verificare sul posto dove ci troviamo in relazione alle zone indicate a rischio.
In ogni caso, Yeti è di progettazione recente e questo sviluppo potrebbe realizzarsi in seguito.
Lo strumento a nostro avviso può aiutare nella scelta dell’itinerario, specialmente l’utente medio- esperto che non conosce l’area. Per il principiante lo strumento potrebbe risultare un po’ troppo conservativo, nel senso che già con un grado 2 di bollettino possono essere precluse moltissime zone.
In ogni caso e a qualunque livello, ci sono importanti limitazioni :
- Come in ogni metodo di riduzione che tenta di attribuire indici numerici di rischio con un approccio semi-empirico (non scientifico), ci possono essere valutazioni fuorvianti, ossia non rispondenti al rischio effettivo. Questo principalmente perché i metodi suddetti considerano le variabili indipendenti, trascurandone gli effetti reciproci e la non linearità del sistema cause-effetti. Inoltre tengono conto solo parzialmente, e spesso con ipotesi soggettive, della natura probabilistica delle variabili (tramite l’analisi statistica degli incidenti) e ovviamente non prendono in considerazione il fattore tempo.
- Yeti aiuta nella valutazione del pericolo di valanghe, non del rischio (rischio = pericolo x conseguenze). Focalizzandoci sui pericoli in fase preventiva, spesso si tende a sottovalutare le conseguenze, portando quindi ad una valutazione incompleta dei rischi e magari trascurando ogni strategia sulle priorità nelle decisioni e nelle azioni. Il problema viene formalmente risolto se questi strumenti fossero definiti come “supporto nella valutazione dei PERICOLI” e non come “supporto nella valutazione dei RISCHI”. Attenzione alla differenza pericolo / rischio !
- Non possono essere tenute in conto le situazioni particolari locali, per esempio: distacco a distanza, pericoli derivanti da cornici, distacchi locali in prossimità di rocce o bruschi cambi di pendenza, canali e canyons, zone non a rischio puntuale ma soggette a possibili valanghe provenienti da zone soprastanti a rischio, eventuale presenza di altri gruppi numerosi.
- Lo strumento, pur avvalendosi dell’informazione quotidiana del bollettino valanghe, può non essere abbastanza dinamico per tenere conto delle rapide variazioni meteo locali, in particolare con riferimento a vento, temperatura, irraggiamento solare, pioggia improvvisa.
- Ovviamente non sono considerati in alcun modo gli effetti del fattore umano (comportamenti, psicologia individuale e dinamiche di gruppo, errori), né di altri fattori che intervengono durante lo svolgimento della gita in montagna. Yeti è e resta uno strumento a supporto delle scelte unicamente nella fase di preparazione prima della gita.
SKITOURENGURU
Skitourenguru è uno strumento online di aiuto nella valutazione del pericolo valanghe, da utilizzare nella fase di preparazione delle uscite di scialpinismo, nato nel 2018 in Svizzera dalla collaborazione tra SLF Davos, BFU (Swiss Council for Accident Prevention), e Swisstopo. Vi si accede dal sito https://www.skitourenguru.ch/ ed è gratuito.
Lo strumento è basato sul modello di calcolo QRM Quantitative Risk reduction Method , elaborato da K.Winkler et al.(2018) ; copre tutte le montagne in territorio svizzero e Austria. In futuro dovrebbe esserci la copertura di tutte le Alpi; per ora lo strumento, per zone fuori da Svizzera e Austria , è disponibile soltanto in modalità test o demo.
COME FUNZIONA SKITOURENGURU ?
Dalla pagina iniziale del sito si accede ad una mappa generale della regione alpina. Qui occorre zoomare sulla macro zona di interesse. A questo punto, inserendo alcuni filtri (tra cui: dislivello e difficoltà tecnica), compaiono sulla mappa (e, di lato, una lista) le possibili gite alpinistiche presenti nell’archivio, evidenziate nei colori rosso (alto rischio: indice QRM>2), arancio (rischio medio: indice QRM compreso tra 1 e 2), verde (rischio basso: QRM<1),
Cliccando sull’itinerario scelto si avranno: la traccia dell’itinerario sulla mappa con evidenza dei tratti a maggiore rischio, i dati tecnici essenziali (dislivello, difficoltà), e i link a: descrizione itinerario, meteo locale, bollettino valanghe.
Sulla traccia, un eventuale cerchio grigio indica un tratto “statico”, ossia mai aggiornato in funzione del bollettino, e ciò in relazione alle elevate incertezze relative al terreno (quindi, un punto dove bisogna essere particolarmente vigili e fare le proprie valutazioni). Il cerchio può apparire con 1-2-3 anelli, secondo il grado di pericolo indicativo crescente.
Sul sito skitourenguru si può consultare (consigliato) un manuale d’uso piuttosto esauriente.
Come nel progetto YETI, anche qui l’idea è di superare il maggiore limite del bollettino valanghe tradizionale (ossia la valenza generale su un’ area troppo grande), offrendo una rappresentazione grafica dettagliata del pericolo di valanga direttamente sulla mappa dell’area di interesse.
L’approccio è simile a quello di altri metodi di valutazione del rischio valanghe, per esempio quello di Haegeli & McCammon che sta alla base del Avaluator (promosso dalla Canadian Avalanche Association).
A differenza dello Yeti, qui non si applicano le eventuali riduzioni dovute a esperienza del gruppo, numero di persone e distanza tra gli sciatori, ma una riduzione relativa alle statistiche degli incidenti e alla effettiva frequentazione degli sciatori al livello di pericolo dato.
In pratica, il metodo combina il grado di pericolo valanghe fornito dal bollettino (DI = Danger Indicator), valido su un’area generale, con un indice locale di rischio legato alle caratteristiche del terreno (TI = Terrain Indicator), derivato dalle mappe elaborate da SLF per il territorio svizzero (modello SwissALTI3D su mappa CNS 1:25,000, con rissoluzione di 10 m), disponibili su web e app tramite WhiteRisk). Quest’ultimo indice è nella sostanza simile all’indice ATES utilizzato in Canada e considera diversi fattori, tra cui l’inclinazione del pendio e il tipo di terreno (per es. bosco, terreno aperto, roccia, ghiacciaio).
Il parametro derivante viene poi calibrato in base alle statistiche degli incidenti (nel caso specifico, una database di oltre 1700 incidenti registrati in Svizzera dal SLF nel periodo 2002-2017), per fornire un indice di pericolo AD = f(DI,TI, data) o Avalanche Density (vedasi grafici sottostanti).
Ci si potrebbe fermare qui, ma il metodo prevede una estensione, che mira a tenere conto della effettiva frequentazione degli itinerari, per ridurre statisticamente il cosiddetto availability bias. Dunque, i valori dell’indice AD vengono ri-calibrati con quelli TU (= Terrain Usage), questi rilevati dai percorsi effettivamente seguiti dagli sciatori (database di quasi 50000 km di tracce gps raccolte dal sito skitourenguru.ch), per ottenere l’indice finale QRM .
Algoritmo di calcolo QRM: tutti i grafici nella figura sono costruiti con DI (Danger Indicator) in ascissa e TI (Terrain Indicator) in ordinata. Il primo grafico a sinistra mostra le curve della frequenza di incidenti, il grafico in centro le curve del parametro TU (Terrain Usage), e il grafico a destra le curve dell’indice QRM. (fonte: SLF, Davos 2018).
Il grafico relativo all’indice QRM mostra un’area verde, a basso rischio con QRM<1, un’area arancio di transizione con QRM compreso tra 1 e 2, e un’area ad alto rischio con QRM>2.
L’itinerario scelto sulla mappa online di Skitourenguru sarà evidenziato con i colori verde-arancio-rosso, a rappresentare appunto i diversi indici di rischio QRM. Attenzione: l’indice di pericolo complessivo di un itinerario corrisponde all’indice più alto su tutto il percorso.
NOSTRE VALUTAZIONI SU SKITOURENGURU
Come per lo Yeti, anche questo strumento può aiutare nella scelta dell’itinerario, specialmente l’utente medio- esperto che non conosce l’area di destinazione.
Tuttavia, ci sono le stesse importanti limitazioni espresse per lo Yeti, con l’aggiunta della imprecisione statistica nell’uso dei dati TU sugli itinerari poco frequentati.
Secondo noi, lo strumento avrebbe potuto fermarsi alla mappatura dell’indice AD, tralasciando la complicazione del QRM che introduce più errori che maggiore precisione.
Un’altra limitazione è che vengono presentati un numero definito di singoli itinerari, e non una mappa dell’area di interesse con le zone di rischio evidenziate, come nello Yeti e nella app WhiteRisk. Perciò, se si intende effettuare un itinerario non incluso nell’archivio, lo strumento non fornisce alcun supporto. Dobvrebbe però trattarsi di un limite solo temporaneo del sito, poiché i dati per fornire la mappa generale a zone sono già presenti; inoltre lo strumento è in evoluzione e l’archivio degli itinerari aumenterà progressivamente.
I DUE METODI YETI E SKITOURENGURU A CONFRONTO
A colpo d’occhio, si potrebbe pensare che la valutazione di Skitourenguru sul singolo itinerario, offrendo maggiore precisione, porti ad effettuare scelte di maggiore qualità rispetto a Yeti. A nostro avviso, ciò può essere vero soltanto per l’utente principiante e a condizione che si segua perfettamente la traccia definita. Per l’utente medio o esperto, è meglio la mappatura Yeti con le zone a rischio: ciò rappresenta una procedura più vicina alla realtà sul campo, quando nella gita si vuole (o si deve, per varie e molte ragioni), deviare dalla traccia ideale o addirittura intraprendere un percorso alternativo diverso.
CONCLUSIONI
In generale è nostra opinione che molti strumenti semi-empirici di supporto nella valutazione del rischio valanghe, anche se nascono con lo scopo di aiutare in particolare l’utente poco esperto, in pratica spesso portano a scelte troppo conservative oppure, all’opposto, generano false sicurezze; tutto ciò senza che l’utente abbia piena consapevolezza di ciò che lo strumento ha fatto o stia facendo. Questo aspetto è rafforzato dalla relativa facilità nell’utilizzo dello strumento online, per cui con pochi clic si ha una valutazione già fatta e pronta. Ciò può incentivare l’utente poco esperto a decidere in piena autonomia sulla scelta di un itinerario che poi, sul posto, potrebbe richiedere una ri-valutazione puntuale anche complessa.
Come citato negli stessi manuali d’uso di Yeti e Skitourenguru, ricordiamo che questi strumenti sono stati studiati soltanto come supporto in fase di pianificazione dell’uscita, assolutamente da integrare con le informazioni sul posto e le valutazioni puntuali del caso, tramite l’uso di altri strumenti quali per esempio Matrice 3×3 e OCM (Obvious Clues Method – Metodo degli Indizi Evidenti / ALPTRUTH), e sempre e sopratutto attingendo alla propria esperienza-conoscenza.
FONTI DI ANALISI E STUDIO
Per imparare a consultare il bollettino valanghe:
-> Supporto interpretativo per il bollettino valanghe , SLF Davos, 2017
-> Il bollettino valanghe , AINEVA, 2019
Una template di riepilogo sulle buone regole da adottare:
-> Quadro sinottico per la valutazione del rischio valanghe, SLF Davos, 2018
Manuale pratico di nivologia e valanghe:
-> Valanghe, AINEVA, 2019
Un libro abbastanza completo e attuale sulle valanghe in generale:
-> P.Descamps-O.Moret, Valanghe, Versante Sud 2019
Il metodo “4 modalità di Vigilanza” (A.Duclos) a supporto delle decisioni in una situazione di rischio valanghe:
-> Il metodo “4 modalità di Vigilanza”, analisi critica e test, Avalco Travel 2022
Una sintesi di alcuni aspetti importanti, spesso trascurati o del tutto sconosciuti:
-> Valanghe: 12 verità scomode
Per uno studio moderno e completo della GESTIONE DEL RISCHIO IN MONTAGNA:
-> testo –manuale didattico LIBERTA’ DI RISCHIARE, ediz. Versante Sud
Una breve introduzione al tema della GESTIONE DEL RISCHIO in montagna:
-> Gestione del Rischio 2.0
Per approfondimenti, case studies (analisi di incidenti) e aggiornamenti sul tema della GESTIONE DEL RISCHIO negli sport d’avventura in outdoor:
-> pagina facebook https://www.facebook.com/outdoorriskmanagement/
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